Fiabe dei Grimm
Le Fiabe dei Fratelli Grimm, originariamente compilate da Jacob e Wilhelm Grimm, sono una raccolta di racconti popolari senza tempo che incantano i lettori da secoli. Questi racconti sono un tesoro di folklore, con storie di coraggio, magia e moralità che risuonano attraverso le generazioni. Dai classici come ”Cenerentola”, ”Biancaneve” e ”Hansel e Gretel”, a gemme meno conosciute come ”Il Pescatore e sua Moglie” e ”Rumpelstiltskin”, ogni storia offre uno sguardo sulla ricca tessitura della tradizione orale europea. Le Fiabe dei Grimm sono caratterizzate dai loro personaggi vivaci, lezioni morali e spesso toni oscuri, riflettendo le dure realtà e gli elementi fantastici dei loro contesti storici. Il loro fascino duraturo risiede nella loro capacità di intrattenere, insegnare e ispirare meraviglia, facendole diventare una pietra miliare della letteratura per bambini e una fonte di fascinazione per studiosi di folklore e narrazione.
Episodes

Tuesday Aug 13, 2024
Tuesday Aug 13, 2024
Tre donne erano state trasformate in fiori in mezzo al campo, tuttavia una di loro poteva passare la notte a casa sua. Una volta, sul fare del giorno, quando doveva tornare dalle sue compagne nel campo per tramutarsi in fiore, ella disse al marito: "Se stamattina vieni a cogliermi, sarò libera e rimarrò sempre con te." E così avvenne. Domanda: come ha potuto riconoscerla il marito, se i fiori erano tutti uguali e senza differenze?
Risposta: "Poiché‚ aveva trascorso la notte in casa sua, e non nel campo, la rugiada non l'aveva bagnata come le altre due. Così il marito la riconobbe."Questo episodio è offerto da Podbean.com.

Tuesday Aug 13, 2024
Tuesday Aug 13, 2024
Voglio raccontarvi una storia. Ho visto due polli arrosto volare, volavano svelti con le pance rivolte al cielo e le schiene all'inferno; e un'incudine e una macina passavano a nuoto il Reno, piano piano, senza fretta; e una rana, a Pentecoste, se ne stava sul ghiaccio a mangiare un vomere. E c'erano tre tizi che inseguivano una lepre e andavano con le grucce e le stampelle; e il primo era sordo, il secondo cieco, e il terzo muto, e il quarto aveva i piedi rattrappiti. Volete sapere come andò? Il cieco vide per primo la lepre trottare per il campo, il muto chiamò lo storpio, e lo storpio l'acchiappò. Quei tali che volevano navigare per terra, spiegarono le vele al vento e navigarono sui campi spaziosi; poi navigarono su di un alto monte e dovettero affogare miseramente. Un gambero rincorreva una lepre, e in cima al tetto c'era una mucca che si era arrampicata fin lassù. E in quel paese le mosche sono grandi come le nostre capre.Questo episodio è offerto da Podbean.com.

Tuesday Aug 13, 2024
Tuesday Aug 13, 2024
Al tempo in cui c'era la Cuccagna, andando a spasso, vidi appesi a un filo di seta Roma e il Laterano, e un uomo senza piedi che sorpassava un cavallo veloce, poi una spada così tagliente che spaccava un ponte. E vidi un asinello con il naso d'argento che inseguiva due svelte lepri, e un tiglio, bello grande, sul quale crescevano le focacce calde. Poi vidi una vecchia capra rinsecchita che si portava addosso cento carri di strutto e sessanta carri di sale. Vi ho mentito abbastanza? Ebbene, ho visto un aratro che arava senza buoi n‚ cavallo, e un bambino di un anno buttare quattro macine di Ratisbona a Treviri e da Treviri fino a Strasburgo, e uno sparviero passava a nuoto il Po, e niente era più giusto. Poi ho sentito i pesci fare un chiasso che rimbombava fino in cielo, e un dolce miele che scorreva come acqua da una valle profonda su di un'alta montagna. Erano strane storie. E c'erano due cornacchie che falciavano un prato, e vidi due zanzare che costruivano un ponte, e due colombe che stritolavano un lupo, due caprettini figli di due bambini e due rane che battevano insieme il grano. Poi ho visto due topi consacrare un vescovo, e due gatti che avevano strappato la lingua a un orso. E venne una chiocciola di corsa ad ammazzare due feroci leoni. E c'era un barbiere che sbarbava una donna, e due lattanti che ordinavano alle madri di tacere. E vidi due levrieri portare via dal fiume un mulino, e una vecchia rozza lì vicino dire che facevano bene. E nell'aia c'erano quattro cavalli che trebbiavano il grano con tutte le loro forze, e due capre che accendevano il forno e una mucca rossa che infornava il pane. E una gallina cantò: chicchirichì, la favola è finita, chicchirichì.Questo episodio è offerto da Podbean.com.

Tuesday Aug 13, 2024
Tuesday Aug 13, 2024
Un passero aveva quattro piccoli in un nido di rondine. Quando misero le penne, dei ragazzi cattivi sfasciarono il nido, ma tutti e quattro riuscirono fortunatamente a fuggire nel turbinio del vento. Ora il padre si duole che i suoi figli se ne vadano per il mondo prima che egli abbia potuto metterli in guardia contro tutti i pericoli, o dato loro buoni consigli. D'autunno molti passeri si radunano in un campo di grano, e il padre trova i suoi quattro figli e, pieno di gioia, li porta a casa con s‚. -Ah, miei cari figlioli, quante preoccupazioni mi avete dato quest'estate, quando ve ne siete andati nel vento senza i miei consigli! Ascoltate le mie parole, ubbidite a vostro padre e fate bene attenzione: gli uccellini piccoli corrono gravi rischi!- Poi domandò al maggiore dove fosse stato durante l'estate e come si fosse nutrito. -Mi sono fermato nei giardini a cercare bruchi e vermiciattoli, fin che sono maturate le ciliegie-. -Ah, figlio mio!- disse il padre -l'abbondanza va bene, ma è anche pericolosa; perciò d'ora in poi fa' bene attenzione soprattutto se nei giardini gira della gente con delle lunghe pertiche verdi, che sono vuote all'interno, ma con un forellino in cima.- -Sì, babbo; ma se sul forellino vi fosse attaccata con la cera una foglietta verde?- disse il figlio. -Dove l'hai visto?- -Nel giardino di un mercante- rispose l'uccellino. -Oh, figlio mio!- disse il padre -i mercanti: tutti lestofanti! Sei stato con uomini di mondo e hai imparato a essere avveduto: bada di fare buon uso, e non fidarti troppo di te stesso.- Poi domandò al secondo: -E tu dove sei stato?-. -A corte- rispose il figlio. -I passeri e gli uccellini sciocchi non stanno bene a corte, dove c'è tanto oro, velluto, sete, armi e corazze, sparvieri, civette e falchi; resta nella stalla dove si vaglia l'avena o dove si trebbia, e ti toccheranno in santa pace i tuoi granelli quotidiani.- -Sì, babbo- disse il figlio -ma se gli stallieri fanno delle trappole, nascondendo nella paglia reti e lacci, molti ci restano presi.- -Dove l'hai visto?- chiese il vecchio. -A corte, dal palafreniere.- -Oh, figlio mio, i cortigiani: falsi e ruffiani! Sei stato a corte, con i signori, e non ci hai lasciato neanche una penna, hai imparato a sufficienza e saprai cavartela al mondo. Tuttavia, guardati attorno e sta' attento: spesso i lupi mangiano anche i cagnolini giudiziosi.- Il padre chiamò anche il terzo a s‚: -Dove hai tentato la tua fortuna?-. -Ho messo l'argano sulle strade maestre e sulle carrozzabili, e a volte ho trovato un granello o un bruco.- -E' davvero un cibo fine- disse il padre -ma sta' bene attento e guardati spesso attorno, soprattutto se qualcuno si china a prendere un sasso, non ti conviene stare ad aspettarlo.- -E' vero- rispose il figlio -ma se uno avesse già una pietra in tasca o in seno?- -Dove l'hai visto?- -Dai minatori, caro babbo, quando escono con il carro, di solito portano delle pietre con s‚.- -Artigiani e minatori hanno menti superiori! Se sei stato con i minatori, hai visto e imparato qualcosa. Va' pure, ma bene in guardia devi stare: i minatori, passeri e coboldi sanno ammazzare!-Infine il padre arrivò al fratello minore: -Tu, mio caro diavoletto, sei sempre stato il più sciocco e il più debole; resta con me, il mondo ha troppi uccellacci cattivi, che hanno becchi adunchi e artigli affilati, e non fanno che insidiare i poveri uccellini per divorarli; rimani con i tuoi pari, e prendi i ragnetti e i bruchi degli alberi e delle casette, e sarai felice a lungo-. -Oh, caro babbo, chi vive senza procurare danno agli altri va lontano, e non c'è sparviero, avvoltoio, aquila o nibbio che possa nuocergli, soprattutto se ogni sera e ogni mattina raccomanda con devozione se stesso e il proprio onesto nutrimento al buon Dio, che è il creatore e sostenta tutti gli uccellini del bosco e del villaggio, e che ascolta anche le grida e le preghiere dei piccoli corvi; poiché‚, senza il suo volere, non cade n‚ un passero n‚ uno scricciolo.- -Dove l'hai imparato?- Il figlio rispose: -Quando quel gran vento mi strappò da te, giunsi in una chiesa; là, per tutta l'estate, levai mosche e ragni dalle finestre e sentii predicare quel detto; e il padre di tutti i passeri mi ha nutrito per tutta l'estate e protetto da ogni sventura e dagli uccelli malvagi-. -In fede mia! Mio caro figliolo, se voli nelle chiese e aiuti a fare piazza pulita dei ragni e delle mosche che ronzano, e pigoli a Dio come i piccoli corvi, e ti raccomandi all'eterno Creatore, ti troverai bene anche se il mondo fosse pieno di perfidi uccelli crudeli. Chi al buon Dio si vuol raccomandare sa tacere, soffrire, attendere, pregare, aver fede e la coscienza pulita conservare, e il Buon Dio lo vorrà aiutare!-.Questo episodio è offerto da Podbean.com.

Tuesday Aug 13, 2024
Tuesday Aug 13, 2024
C'era una volta una fanciulla che era bella, ma pigra e trascurata. Quando doveva filare, era così seccata che se il lino aveva un piccolo nodo, ne strappava subito un mucchio e lo buttava a terra, tutto ingarbugliato. Ora ella aveva una servetta laboriosa, che raccolse il lino scartato, lo pulì, lo filò sottile, e con esso si fece fare un bel vestito. Quando quella pigrona si sposò, e si stavano per celebrare le nozze, la fanciulla laboriosa danzava allegramente nel suo bel vestito, e la sposa disse:-Guarda, guarda, la ragazzina. Con ciò che scarto s'è fatta un vestito. Così agghindata è proprio carina, è bella a tempo, a menadito!-Lo sposo l'udì e le domandò che cosa volesse dire. Allora ella gli raccontò che la ragazza portava un vestito fatto con il lino che lei aveva scartato. All'udirla lo sposo si accorse della sua pigrizia e della laboriosità della servetta; perciò piantò la fidanzata, andò dall'altra e la prese in moglie.Questo episodio è offerto da Podbean.com.

Tuesday Aug 13, 2024
Tuesday Aug 13, 2024
C'era una volta un giovane pastore che si sarebbe sposato volentieri, e conosceva tre sorelle, una più bella dell'altra, sicché‚ la scelta era difficile, ed egli non sapeva decidere a chi dare la preferenza. Allora domandò consiglio a sua madre, che disse: -Invitale tutt'e tre, offri loro del formaggio e guarda come lo tagliano-. E così fece; ma la prima inghiottì il formaggio con la crosta; la seconda tagliò via la crosta in gran furia, così di furia che vi lasciò attaccato del formaggio, e buttò via tutto insieme; la terza invece, levò la crosta per bene, n‚ troppo n‚ poco. Il pastore raccontò tutto a sua madre, che disse: -Sposa la terza-. Così egli fece, e visse con lei, felice e contento.Questo episodio è offerto da Podbean.com.

Tuesday Aug 13, 2024
Tuesday Aug 13, 2024
Una volta, a mezzogiorno, un uomo sedeva a tavola con la moglie, i suoi bambini e un amico che era venuto a trovarli. Mentre se ne stavano là, allo scoccare delle dodici, l'ospite vide la porta aprirsi e entrare un bimbo molto pallido, tutto vestito di bianco. Il bimbo non si guardò attorno e non disse nulla, ma andò dritto filato nella stanza accanto. Poco dopo tornò indietro e uscì dalla porta, sempre in silenzio. Il secondo e il terzo giorno tornò di nuovo. Alla fine l'ospite domandò al padre di chi fosse quel bel bambino, che entrava sempre nella stanza a mezzogiorno. -Non l'ho visto- rispose il padre -e non saprei dire di chi sia.- Il giorno seguente, quando il bambino tornò, l'ospite lo mostrò al padre, che però non lo vide, n‚ lo videro la madre e i bambini. Allora l'ospite si alzò, andò alla porta della stanza, la socchiuse e vi guardò dentro. E vide il bambino, seduto per terra, che frugava e rovistava premurosamente con le dita nelle fessure del pavimento, ma quando scorse l'estraneo scomparve. Questi raccontò quel che aveva visto e descrisse il bambino con esattezza; allora la madre lo riconobbe e disse: -Ah, è il mio caro bambino, che è morto un mese fa!-. Scostarono le assi del pavimento, e trovarono due centesimi che una volta il bambino aveva avuto da sua madre, perché‚ li desse a un povero. Ma il bimbo aveva pensato: "Puoi comprarti invece un biscotto!" e si era tenuto i soldi nascondendoli nelle fessure del pavimento. Così non aveva pace nella tomba, e a mezzogiorno veniva sempre a cercarli. I genitori diedero quel denaro a un povero e da allora il bambino non si vide più.Questo episodio è offerto da Podbean.com.

Tuesday Aug 13, 2024
Tuesday Aug 13, 2024
C'era una volta una bambina, che non aveva più nè babbo nè mamma, ed era tanto povera, non aveva neanche una stanza dove abitare nè un lettino dove dormire; insomma, non aveva che gli abiti indosso e in mano un pezzetto di pane, che un'anima pietosa le aveva donato. Ma era buona e brava e siccome era abbandonata da tutti, vagabondò qua e là per i campi fidando nel buon Dio.
Un giorno incontrò un povero, che disse: "Ah, dammi qualcosa da mangiare! Ho tanta fame!" Ella gli porse tutto il suo pezzetto di pane e disse: "Ti faccia bene!" e continuò la sua strada. Poi venne una bambina, che si lamentava e le disse: "Ho tanto freddo alla testa! Regalami qualcosa per coprirla." Ella si tolse il berretto e glielo diede. Dopo un pò ne venne un'altra bambina, che non aveva indosso neanche un giubbetto e gelava; ella le diede il suo. E un pò più in là un'altra le chiese una gonnellina, ella le diede la sua. Alla fine giunse in un bosco e si era già fatto buio, arrivò un'altra bimba e le chiese una camicina; la buona fanciulla pensò: "E' notte fonda nessuno ti vede puoi ben dare la tua camicia." Se la tolse e diede anche la camicia.
E mentre se ne stava là, senza più niente indosso, d'un tratto caddero le stelle dal cielo, ed erano tanti scudi lucenti e benchè avesse dato via la sua camicina ecco che ella ne aveva una nuova, che era di finissimo lino. Vi mise dentro gli scudi e fù ricca per tutta la vita.Questo episodio è offerto da Podbean.com.

Tuesday Aug 13, 2024
Tuesday Aug 13, 2024
C'era una volta un pastorello, famoso ovunque per le risposte sagge che dava a qualsiasi domanda. Ne sentì parlare anche il re di quel paese, ma non ci credette e lo fece chiamare. Gli disse: "Se saprai rispondere a tre domande che ti farò, ti terrò come se fossi mio figlio e abiterai con me nel mio castello regale." Disse il fanciullo: "Quali sono le tre domande?" Il re disse: "Questa è la prima: quante gocce d'acqua ci sono nel mare?" Il pastorello rispose: "Maestà, fate chiudere tutti i fiumi della terra, in modo che non ne venga neanche più una gocciolina ch'io non abbia già contata, e vi dirò quante gocce ci sono nel mare." Disse il re: "Questa è la seconda domanda: quante stelle ci sono in cielo?" Il pastorello rispose: "Datemi un gran foglio di carta bianca." Poi, con la penna, vi fece tanti puntini, che si potevano appena vedere, ma non si potevano contare; se li si guardava, facevano venire il capogiro. Poi disse: "In cielo ci sono tante stelle, quanti sono i punti su questo foglio; contateli!" Ma nessuno era in grado di farlo. Disse il re: "Questa è la terza domanda: quanti secondi ha l'eternità?" Il pastorello rispose: "Nella Pomerania orientale c'è il Monte di Diamante, che si estende un'ora in altezza, un'ora in larghezza e un'ora in profondità. Ogni cento anni un uccellino va là ad affilare il suo beccuccio; quando avrà consumato tutto il monte, sarà trascorso un secondo dell'eternità."
Disse il re: "Hai risposto alle tre domande come un saggio, e d'ora in poi starai con me nella reggia e ti terrò come se fossi mio figlio."Questo episodio è offerto da Podbean.com.

Tuesday Aug 13, 2024
Tuesday Aug 13, 2024
Dodici servi, che non avevano fatto nulla per tutto il giorno, non volevano stancarsi nemmeno la sera, si sdraiarono nell'erba e si facevano belli della loro pigrizia.
Il primo disse: "Che mi importa la vostra pigrizia, ne ho abbastanza con la mia. La cura del mio corpo è il mio lavoro principale - mangio non poco e bevo ancora di più. Fatti quattro passi, digiuno un po', fino a che mi torna la fame, questo è ciò che preferisco. Alzarmi presto non fa per me. Verso mezzogiorno cerco un posto per riposare. Se il padrone mi chiama, faccio finta di non sentire, e se mi chiama un'altra volta, aspetto ancora un po' prima di alzarmi e poi mi incammino, piano piano. Così la vita è sopportabile."
Il secondo disse: "Io devo governare un cavallo, ma gli lascio il morso in bocca, e se non ne ho voglia, - non gli do il foraggio e faccio finta che abbia già mangiato. In compenso mi sdraio nella cassa dell'avena e dormo quattro ore. Poi stendo un piede e lo passo un paio di volte sul cavallo, così è lustro e strigliato, chi può avere qualcosa da ridire? Però il servizio mi pesa troppo."
Il terzo disse: "Perché far fatica a lavorare? Non se ne ricava un bel nulla. Mi sono sdraiato al sole e ho dormito. Si è messo a piovigginare, ma perché alzarsi? Ho lasciato che piovesse in santa pace. Alla fine è venuto uno scroscio, ma tanto forte che mi ha strappato i capelli di testa e me li ha portati via, e mi si è fatto un buco nel cuoio capelluto. Ci ho messo un cerotto e così lo ho aggiustato. Guai di questo tipo ne ho già avuti parecchi."
Il quarto disse: "Sedevo metter mano ad un lavoro, prima mi faccio un bel sonno, per risparmiar forze. Poi mi ci metto con tutto comodo e chiedo se non c'è qualcuno che possa darmi una mano! Lascio che quello faccia il più, in fondo io sto solo a guardare, ma anche questo è troppo per me."
Il quinto disse: "Grande cosa. Pensate, a me tocca portar via il letame dalla scuderia e caricarlo sul carro. Comincio piano, piano, quando ne ho infilato un po' sul forcone, lo sollevo a mezz'aria, e mi riposo un quarto d'ora prima di buttarlo giù del tutto! è fin troppo se ne porto via un carro al giorno. Non ho proprio voglia di ammazzarmi di lavoro."
Il sesto disse: "Vergogna! Non c'è lavoro che mi spaventi, ma sto a letto per tre settimane e non mi levo nemmeno i vestiti. E perché stringarsi le scarpe? Per conto mio, mi possono cadere i piedi, che non m'importa niente. Se voglio salire una scala, metto piano piano un piede dopo l'altro sul primo scalino, poi conto quelli che restano per sapere dove posso riposarmi."
Il settimo disse: "Questo non fa per me: Il mio padrone sorveglia il mio lavoro, solo che è fuori di casa tutto il giorno. Pure non trascuro nulla, corro, per quanto uno possa correre al passo di lumaca. Per farmi muovere dovrebbero spingermi quattro uomini a tutta forza. Una volta capitai vicino ad una panca. Dormivano in sei, l'uno accanto all'altro, mi ci sono messo anch'io e mi sono addormentato. Non sono più riusciti a svegliarmi, e se mi volevano a casa, hanno dovuto portarmi via di peso."
L'ottavo disse: "Vedo molto bene che io sono solo un ragazzo allegro, una pietra davanti a me, quindi non ho mi danno la briga di sollevare le gambe e passo su di esso, mi sdraiai per terra, e io sono bagnato, coperto di fango e sporcizia, così ho bugia, a me, il sole si è asciugata di nuovo: al massimo mi rivolgo in modo che possa brillare su di me."
La nona ha detto, "Questo è il giusto! giorno il pane era prima di me, ma io ero troppo pigro per prenderlo, e quasi morto di fame. Anche una brocca in piedi, ma così grande e pesante che non l'ho piace a l'altezza di sollevamento e la sete preferito cuscinetto. Giusto per trasformare me era troppo, rimasi lì tutto il giorno come un bastone."
La decima disse: "Io Pigrizia ha portato un danno, una gamba rotta e polpaccio gonfio. I nostri tre sdraiato in mezzo alla strada, e ho avuto le gambe distese. Poi qualcuno si avvicinò con una macchina, e le ruote si avvicinò a me. Ho avuto le gambe indietro, naturalmente, ma non ho sentito la macchina: le zanzare che ronzano nelle orecchie, il naso strisciavano dentro e fuori di nuovo alla bocca; che vuole prendere la briga di guidare il parassita lontano."
L'undicesimo ha detto, "Ieri ho dato il mio servizio. Non mi piaceva, mio signore i libri pesanti li recuperano più via di nuovo preso il tutto il giorno senza fine. Ma a dire la verità, mi ha dato un addio e voleva non mi tenere più a lungo, per i suoi vestiti, che avevo lasciato che giace nella polvere, sono stati mangiati dai tarme; E ha ragione."
Il dodicesimo disse: "Oggi ho dovuto guidare il carro sul campo, ho fatto un letto di paglia e aveva un buon sonno. Le redini scivolarono di mano, e quando mi sono svegliato, il cavallo aveva quasi strappato, i piatti erano spariti, il midollo spinale, collare, briglia e bit. Si è passati da un uomo che aveva portato via tutto. A tal fine, la macchina era caduto in una pozzanghera e stabile. L'ho lasciato lì e mi sdraiai sulla paglia di nuovo. Il maestro stesso è venuto e spinto fuori dalla macchina, e lui non era venuto, quindi non sarei qui, ma là, e dormire in tranquillità."Questo episodio è offerto da Podbean.com.

Tuesday Aug 13, 2024
Tuesday Aug 13, 2024
Un re aveva tre figli che amava in egual maniera, e non sapeva chi dovesse nominare suo successore dopo la sua morte. Quando fu in punto di morte, li chiamò a s‚ e disse: -Cari figlioli, ho pensato una cosa che voglio dirvi: il più pigro di voi diventerà re alla mia morte-. Allora il maggiore disse: -Babbo, il regno spetta a me, perché‚ sono talmente pigro che, se mi stendo e voglio dormire, e mi cade una goccia negli occhi, non ho voglia di chiuderli per addormentarmi-. Il secondo disse: -Babbo, il regno spetta a me, perché‚ sono talmente pigro che, se mi siedo accanto al fuoco per scaldarmi, mi lascio bruciare le piante dei piedi, piuttosto che tirare indietro le gambe-. Il terzo disse: -Babbo, il regno spetta a me, perché‚ sono così pigro che, se dovessero impiccarmi e avessi già il capestro al collo, e uno mi desse in mano un coltello affilato con il quale poterlo tagliare, mi lascerei impiccare piuttosto che alzare la mano-. All'udirlo il padre disse: -Tu sarai il mio successore-.Questo episodio è offerto da Podbean.com.

Tuesday Aug 13, 2024
Tuesday Aug 13, 2024
C'era una volta una vecchia; hai già visto una vecchia che va a mendicare? Anche questa mendicava, e quando le davano qualcosa, diceva: -Dio vi ricompensi!-. La mendicante giunse a una porta e là, davanti al fuoco, c'era un simpatico monello che si scaldava. Il ragazzo disse gentilmente alla povera vecchia, che se ne stava sulla soglia tutta tremante: -Venite, nonnina, e scaldatevi-. Ella si avvicinò, ma si accostò troppo al fuoco, sicché‚ i suoi vecchi stracci presero ad ardere, senza ch'ella se ne accorgesse. Il ragazzo era là che guardava: non avrebbe forse dovuto spegnere? Vero che avrebbe dovuto spegnere? E se non avesse avuto acqua, avrebbe dovuto versare dagli occhi tutta l'acqua che aveva in corpo, così avrebbe avuto due bei ruscelletti per spegnere!Questo episodio è offerto da Podbean.com.

Tuesday Aug 13, 2024
Tuesday Aug 13, 2024
C'era una volta un mago che compiva le sue stregonerie in mezzo a una gran folla. E fece venire avanti maestosamente un gallo, che sollevò una pesante trave e la portò come se fosse una piuma. Ma c'era una ragazza che aveva trovato un quadrifoglio, e per questo era diventata così saggia, che davanti a lei non c'era magia che tenesse; infatti vide che la trave non era altro che un filo di paglia. Allora gridò: -Gente, non vedete? E' solamente una pagliuzza, non è una trave quella che porta il gallo!-. Subito l'incanto cessò, la gente vide di che si trattava, e il mago fu cacciato in malo modo. Ma, pieno di rabbia, egli disse fra s‚: -Mi vendicherò-. Dopo qualche tempo la ragazza doveva sposarsi e, tutta ben vestita, se ne andava per i campi con un gran corteo, verso il villaggio dove si trovava la chiesa. D'un tratto si trovarono davanti a un ruscello molto ingrossato, e non vi era ponte n‚ passerella per attraversarlo. La sposa fu svelta: alzò le vesti è fece per guadarlo. Ma come fu in mezzo all'acqua, un uomo vicino a lei, ed era lo stregone, grida beffardo: -Ehi, dove hai gli occhi per credere che sia acqua?-. Allora gli occhi le si aprirono ed ella vide che se ne stava con le vesti rialzate in un campo azzurro di lino fiorito. Lo videro anche tutti gli altri, e la cacciarono via con risa e oltraggi.Questo episodio è offerto da Podbean.com.

Tuesday Aug 13, 2024
Tuesday Aug 13, 2024
Nostro Signore aveva creato tutti gli animali e aveva scelto i lupi che gli facessero da cani; aveva dimenticato soltanto la capra. Allora ci si mise il diavolo: anche lui voleva creare qualcosa, e fece le capre con le code lunghe e sottili. Quando andavano a pascolare nella brughiera, le code s'impigliavano sempre ai rovi, e il diavolo doveva andar là in mezzo e scioglierle con gran fatica. Alla fine perse la pazienza e con un morso staccò a tutte la coda, come si può vedere ancora oggi dai mozziconi. Ora le lasciava pascolare da sole, ma avvenne che Nostro Signore le vedesse mentre rosicchiavano un albero da frutta, o mentre danneggiavano le viti preziose, o mentre rovinavano altre piante delicate. Ciò gli spiacque, sicché‚, per bontà e misericordia, aizzò i suoi lupi che ben presto sbranarono le capre che passavano di là. Quando il diavolo lo venne a sapere, si presentò al Signore e disse: -Le tue creature hanno sbranato le mie-. Il Signore rispose: -Le avevi create per il male-. Il diavolo disse: -Naturalmente! Come il mio spirito tende al male, ciò che ho creato non poteva essere diverso; e tu me la pagherai cara-. -Te la pagherò appena cadono le foglie delle querce; allora vieni e troverai il denaro contato.- Quando le foglie delle querce furono cadute; il diavolo venne e pretese ciò che gli spettava. Ma il Signore disse: -Nella chiesa di Costantinopoli c'è un'alta quercia che ha ancora tutte le sue foglie-. Smaniando e bestemmiando, il diavolo corse a cercare la quercia; errò sei mesi nel deserto, prima di trovarla, e quando tornò tutte le altre querce si erano ricoperte di foglie verdi. Così dovette rinunciare al suo credito, e per la rabbia cavò gli occhi alle capre rimaste e li sostituì con i suoi. Per questo tutte le capre hanno gli occhi da diavolo e le code mozze; e il diavolo prende volentieri il loro aspetto.Questo episodio è offerto da Podbean.com.

Tuesday Aug 13, 2024
Tuesday Aug 13, 2024
Al tempo in cui Nostro Signore girava ancora sulla terra, una sera si fermò con san Pietro da un fabbro, e fu bene accolto. Ora avvenne che entrò in quella casa un povero mendicante, oppresso dalla vecchiaia e dai malanni, e chiese la carità al fabbro. San Pietro ne ebbe pietà e disse: -Signore e Maestro, se non ti spiace, guariscilo dal suo male, perché‚ possa guadagnarsi il pane da s‚-. Il Signore disse dolcemente: -Fabbro, imprestami la tua fucina, e mettici del carbone: voglio ringiovanire il vecchio infermo-. Il fabbro era pronto, san Pietro tirò il mantice, e quando le fiamme divamparono belle alte, Nostro Signore prese il vecchietto e lo spinse nella fucina in mezzo al fuoco rosso, sicché‚ egli ardeva come un rosaio e lodava Iddio a gran voce. Poi il Signore si avvicinò alla tinozza, vi mise dentro l'omino arroventato, in modo che l'acqua lo ricoprisse, e quando si fu freddato per bene, gli diede la sua benedizione. Subito l'omino saltò fuori agile, dritto e sano come se avesse vent'anni. Il fabbro, che aveva guardato tutto quanto con molta attenzione, li invitò tutti a cena. Egli aveva una vecchia suocera gobba e mezza cieca, che si rivolse al giovane e gli chiese con aria grave se il fuoco lo avesse scottato molto. Quello rispose che non era mai stato così bene: tra le fiamme era stato come nella fresca rugiada. Queste parole risuonarono alle orecchie della vecchia tutta la notte e di buon mattino, quando il Signore ebbe ripreso il suo cammino dopo aver ringraziato il fabbro, questi credette di poter anche lui ringiovanire la sua vecchia suocera, perché‚ aveva osservato tutto per bene, e poi si trattava di cose di sua competenza. Così domandò alla suocera se anche lei voleva saltare come una fanciulla di diciotto anni. -Di tutto cuore!- diss'ella, dato che all'altro era andata così bene. Allora il fabbro accese un gran fuoco e ci spinse la vecchia che si torse di qua e di là, mandando orribili grida. -Sta' tranquilla! perché‚ gridi e salti a quel modo? Adesso soffierò per bene!- E tirò nuovamente il mantice finché‚ le si bruciarono tutti i cenci. La vecchia si mise a gridare senza posa e il fabbro pensò: "Qui c'è qualcosa che non va!." La tirò fuori e la buttò nella tinozza. Allora ella gridò a squarciagola, che di sopra l'udirono la moglie del fabbro e sua nuora: corsero tutt'e due giù per le scale e videro la vecchia che urlava e strillava, tutta rattrappita nella tinozza, con il viso raggrinzito, pieno di rughe e stravolto. E siccome le due donne aspettavano entrambe un bambino, si spaventarono tanto che, quella stessa notte, partorirono due creature che non avevano l'aspetto di uomini, ma di scimmie; corsero nel bosco, e la razza delle scimmie discende da loro.Questo episodio è offerto da Podbean.com.

Tuesday Aug 13, 2024
Tuesday Aug 13, 2024
C'erano una volta due fratelli che erano entrambi soldati, ma l'uno era ricco e l'altro povero. Il povero, per superare il disagio, lasciò l'uniforme e si mise a fare il contadino. Dissodò e zappò il suo pezzetto di terra, e seminò delle rape. La semente germogliò e crebbe una rapa che diventò grande e florida. Ingrossava a vista d'occhio e non finiva mai di crescere, sicché‚ la si sarebbe potuta chiamare principessa delle rape; perché‚ mai se n'era vista una simile, n‚ mai la si rivedrà. Finì coll'essere così grossa che occupava da sola un intero carro, e ci volevano due buoi per tirarla. E il contadino non sapeva che cosa farsene, n‚ sapeva se la rapa fosse la sua fortuna o la sua disgrazia. Infine pensò: "Se la vendi, cosa vuoi mai ricavarne? Se invece vuoi mangiartela, quelle piccole vanno bene lo stesso; la cosa migliore è portarla al re e fargliene omaggio." Così la caricò sul carro, attaccò i due buoi, la portò a corte e la regalò al re. -Che razza di stranezza è questa?- disse il re. -Di cose bizzarre ne ho viste tante, ma un simile mostro non lo avevo ancora mai trovato: da che seme può esser nata? Oppure riesce soltanto a te, e tu sei un favorito della fortuna?- -Ah no!- disse il contadino -non sono un favorito della fortuna; sono un povero soldato che, non potendo più campare, ha attaccato al chiodo l'uniforme e si è messo a coltivare la terra. Ho anche un fratello che è ricco, e voi, Maestà, lo conoscete bene; io invece, poiché‚ non possiedo nulla, sono dimenticato da tutti.- Allora il re s'impietosì e disse: -Ti toglierò dalla miseria e ti farò dei doni che ti metteranno alla pari del tuo ricco fratello-. Così gli regalò un mucchio d'oro, campi, prati e greggi, e lo fece così ricco, che la ricchezza del fratello non era nulla a paragone della sua. Quando questi venne a sapere quello che il fratello aveva guadagnato con una sola rapa, l'invidiò e si mise a rimuginare come potesse procurarsi anche lui una simile fortuna. Ma egli volle fare le cose con maggiore avvedutezza, prese oro e cavalli e li portò al re, convinto di riceverne in cambio un dono molto più grande. Infatti se suo fratello aveva ottenuto tanto per una rapa, cosa non sarebbe toccato a lui per quelle belle cose! Il re accettò il dono e disse che, in cambio, non avrebbe saputo dargli cosa più rara e preziosa della grossa rapa. Così il ricco dovette caricare sul carro la rapa del fratello e portarsela a casa. E qui non sapeva su chi sfogare la sua ira e la sua collera, finché‚ gli vennero dei pensieri cattivi e decise di uccidere il fratello. Assoldò dei sicari che fece appostare in agguato, poi andò dal fratello e gli disse: -Caro fratello, so di un tesoro nascosto: andiamo a prenderlo insieme e dividiamocelo-. All'altro l'idea piacque, e lo accompagnò senza sospettare nulla. Ma come uscirono gli assassini gli si precipitarono addosso, lo legarono e volevano impiccarlo a un albero. In quel mentre risuonò da lontano un canto e uno scalpitio, sicché‚ essi, spaventati, ficcarono in tutta fretta il loro prigioniero nel sacco, lo issarono su di un ramo e fuggirono. Egli invece là dentro si diede da fare finché‚ riuscì a bucare il sacco e a mettere fuori la testa. Ma il viandante non era altri che un giovane scolaro, che cavalcava nel bosco cantando allegramente la sua canzone. Quando l'uomo in cima all'albero si accorse che sotto stava passando qualcuno, gridò: -Salute, alla buon'ora!-. Lo scolaro si guardò attorno, senza sapere donde venisse la voce, e alla fine disse: -Chi mi chiama?-. E quello rispose dalla cima dell'albero: -Alza gli occhi! Sono quassù nel sacco della sapienza; in poco tempo ho imparato tali cose, che a confronto qualsiasi scuola non val nulla; fra un po' avrò imparato tutto, e allora scenderò e sarò più sapiente degli altri uomini. Conosco le costellazioni e i segni celesti, lo spirare di tutti i venti, la sabbia del mare, la cura delle malattie, le proprietà delle erbe, gli uccelli e le pietre. Se tu fossi qui dentro, sentiresti che meraviglia viene da questo sacco!-. All'udire tutto questo, lo scolaro si meravigliò e disse: -Benedetta sia l'ora in cui ti ho incontrato! Non potrei entrarci anch'io per un po'?-. Ma quello in cima rispose quasi controvoglia: -Pagando e pregando ti lascerò venirci un pochino, ma devi aspettare un'ora: c'è ancora un pezzo che devo imparare-. Dopo avere atteso un po', lo scolaro si annoiò e lo pregò di lasciarlo entrare nel sacco: la sua sete di sapienza era troppo grande. Allora quello in cima finse di cedere e disse: -Perché‚ io possa uscire dalla casa della sapienza, devi allentare la fune per far venire giù il sacco, così ci entrerai tu-. Lo scolaro lo fece scendere, slegò il sacco, lo liberò e poi gridò: -Adesso tirami su in fretta!- e voleva entrare nel sacco dritto in piedi. -Alt!- disse l'altro -così non va!- Lo prese per la testa, lo mise nel sacco a gambe in su, lo legò e, con la fune, issò sull'albero il discepolo della sapienza, facendolo penzolare per aria; poi disse: -Come va, camerata? Ecco che ti senti già venire la sapienza: è un'ottima esperienza. Sta' lì tranquillo, finché‚ diventi più furbo-. Poi montò sul cavallo dello scolaro e se ne andò.Questo episodio è offerto da Podbean.com.

Tuesday Aug 13, 2024
Tuesday Aug 13, 2024
Un uomo e una donna se ne stavano seduti dinanzi all'uscio di casa; avevano davanti un pollo arrosto e volevano mangiarlo insieme. Ma l'uomo vide avvicinarsi il suo vecchio padre e, svelto, prese il pollo e lo nascose, perché‚ non voleva dargliene. Il vecchio venne, bevve un sorso e se ne andò. Il figlio volle riportare in tavola il pollo arrosto, ma quando fece per prenderlo, il pollo era diventato un grosso rospo, che gli saltò in faccia, vi si attaccò e non si mosse più; e se qualcuno voleva toglierlo, il rospo lo guardava invelenito, come se volesse saltare in faccia anche a lui, sicché‚ nessuno osava toccarlo. E il figlio ingrato dovette nutrire quel rospo tutti i giorni, altrimenti gli mangiava la faccia. E così egli andò errando per il mondo.Questo episodio è offerto da Podbean.com.

Tuesday Aug 13, 2024
Tuesday Aug 13, 2024
C'era una volta un re e una regina, che erano ricchi e avevano tutto quel che desideravano, ma non avevano figli. La regina se ne doleva giorno e notte e diceva: -Sono come un campo dove non cresce nulla-. Finalmente Dio la esaudì: quando però il piccolo venne al mondo, non aveva l'aspetto di un bimbo, ma di un asinello. Quando la madre lo vide, prese a piangere e a lamentarsi più che mai: avrebbe preferito non avere figli, piuttosto che avere un asino! E disse che bisognava buttarlo in acqua perché‚ lo mangiassero i pesci. Ma il re disse: -No, Dio ce l'ha dato, e sarà mio figlio e il mio erede; dopo la mia morte salirà al trono e porterà la corona regale-. Così l'asinello fu allevato, diventò grande e gli crebbero anche le orecchie, belle lunghe e diritte. Ed era d'indole allegra, saltava, giocava e aveva una particolare inclinazione per la musica, sicché‚ andò da un famoso musicista e disse: -Insegnami la tua arte, ch'io possa suonare il liuto come te-. -Ah, caro principino- rispose il musicista -vi sarà difficile, le vostre dita non sono proprio fatte per questo, sono troppo grosse; temo che le corde non reggano.- Ma non vi fu scusa che tenesse, l'asinello voleva suonare il liuto ad ogni costo, era ostinato e diligente e finì coll'imparare a suonarlo come il suo maestro. Un giorno, mentre andava a spasso soprappensiero, giunse a una fonte; vi guardò dentro e nell'acqua, chiara come uno specchio, vide riflessa la propria immagine di asinello.Ne fu così avvilito che se ne andò per il mondo, seguito soltanto da un compagno fedele. Andarono di qua e di là, finché‚ giunsero in un regno, governato da un vecchio re, che aveva un'unica figlia, bellissima. L'asinello disse: -Ci fermeremo qui-. Bussò alla porta e gridò: -Qui fuori c'è un ospite: aprite che possa entrare-. Ma siccome non aprirono, si sedette, prese il liuto e si mise a suonarlo dolcemente con le zampe. Il guardiano fece tanto d'occhi, corse dal re e disse: -Là fuori, davanti alla porta, c'è un asinello che suona il liuto da maestro!-. -Fa' entrare il musicista- disse il re. Ma quando l'asinello entrò, tutti si misero a ridere di quel suonatore di liuto. Ora l'asinello avrebbe dovuto mangiare con i servi, ma si sdegnò e disse: -Non sono un volgare animale da stalla, ma un asinello nobile-. Allora gli dissero: -Se è così, mettiti con i soldati-. -No- rispose egli -voglio sedere vicino al re.- Il re si mise a ridere e disse allegramente: -E sia come vuoi, asinello, vieni qui con me-. Poi gli domandò: -Asinello, ti piace mia figlia?-. L'asinello volse la testa verso di lei, la guardò, annuì e rispose: -Moltissimo! Non ho mai visto fanciulla tanto bella-. -Bene, allora siediti anche vicino a lei- disse il re. -Volentieri!- rispose l'asinello. Sedette al suo fianco, mangiò e seppe comportarsi gentilmente e con cortesia. Dopo aver trascorso un certo periodo alla corte del re, la nobile bestiola pensò: "A che giova tutto ciò? Devi tornare a casa." Chinò tristemente il capo, si presentò al re e chiese commiato. Ma il re gli voleva bene e disse -Asinello, che cos'hai? Hai la faccia agra come l'aceto. Ti darò tutto ciò che desideri. Vuoi dell'oro?-. -No- rispose l'asinello, e scosse il capo. -Vuoi degli oggetti preziosi, dei gioielli?- -No.- -Vuoi metà del mio regno?- -Ah no!- -Se solo sapessi cosa ti può render felice! Vuoi la mia bella figlia in isposa?- -Ah, sì- disse l'asinello, e tornò d'un tratto allegro e di buon umore, poiché‚ era proprio quel che desiderava. Così si celebrarono le nozze con gran pompa. La sera, quando lo sposo e la sposa furono condotti nella loro cameretta, il re volle sapere se l'asinello si comportava sempre con grazia e a modo, e ordinò a un servo di nascondersi nella stanza. Quando furono entrati, lo sposo mise il catenaccio alla porta, si guardò attorno e, credendo di essere solo con la sposa, buttò via all'improvviso la sua pelle d'asino, e apparve come un bel giovane di sangue reale. -Vedi dunque chi son'io?- disse. -E che sono degno di te?- La sposa era felice, lo baciò e gli volle bene di cuore. Quando si fece mattino, però, egli balzò in piedi, indossò di nuovo la sua pelle d'asino e nessuno avrebbe mai immaginato chi vi fosse là sotto. Poco dopo arrivò anche il vecchio re -Ehi!- esclamò -l'asinello è già sveglio! Ti rende molto triste- disse alla figlia -non avere per marito un uomo?- -Ah no, caro babbo, l'amo come se fosse il più bello degli uomini e lo terrò per tutta la mia vita.- Il re si meravigliò; ma il servo, che si era nascosto nella camera, andò a rivelargli tutto. Disse il re: -Non ci crederò mai!-. -Vegliate voi stesso la prossima notte, e lo vedrete con i vostri occhi. E sapete, Maestà? Portategli via la pelle e gettatela nel fuoco, così sarà costretto a presentarsi con il suo vero aspetto.- -Il tuo consiglio mi piace- disse il re; e la sera, mentre dormivano, entrò di soppiatto nella camera, e, avvicinatosi al letto, vide al chiaro di luna uno splendido giovane addormentato; e la pelle d'asino giaceva a terra. Allora egli la portò via e fuori fece accendere un gran fuoco, vi fece buttare la pelle e rimase là davanti, finché‚ non fu ridotta in cenere. Ma siccome voleva vedere che cosa avrebbe fatto il derubato, vegliò tutta la notte, origliando. Quando il giovane si svegliò, alle prime luci dell'alba, si alzò e voleva indossare la pelle d'asino, ma non riusciva a trovarla. Allora si spaventò e disse, pieno di tristezza e di paura: -Ora devo cercare di fuggire-. Ma quando uscì, si trovò davanti il re, che disse: -Figlio mio, dove vai così di fretta? Resta qui! Sei così bello, non devi lasciarmi. Voglio darti metà del mio regno, e dopo la mia morte l'avrai tutto-. -Speriamo che tutto finisca bene com'è cominciato!- rispose il giovane -Resto con voi.- Allora il vecchio gli diede la metà del suo regno e l'anno dopo, alla sua morte, il giovane lo ereditò per intero. Inoltre, alla morte di suo padre, ebbe un altro regno ancora, e visse ricco e felice.Questo episodio è offerto da Podbean.com.

Tuesday Aug 13, 2024
Tuesday Aug 13, 2024
C'era una volta una povera donna con un figlio che aveva tanta voglia di andare in giro per il mondo. Un giorno la madre gli disse: "Come farai? Noi non abbiamo denaro che tu possa portare con te!" Il figlio disse: "Mi arrangerò; dirò sempre: non molto, non molto, non molto."
Girò il mondo per un po' di tempo, dicendo sempre: "Non molto, non molto, non molto." Incontrò un gruppo di pescatori e disse: "Dio vi assista! Non molto, non molto, non molto." - "Perché‚ dici 'non molto', mascalzone?" E quando tirarono le reti, non avevano davvero preso molto pesce. Allora lo presero a bastonate e dissero: "Non hai mai visto come si fa a trebbiare?" - "Che cosa devo dire, allora?" chiese il giovane. "Devi dire: 'Piglia tanto! Piglia tanto!'"
Egli continua a girare per un po' di tempo e dice: "Piglia tanto! Piglia tanto!" finché‚ arriva a una forca, dove stanno per impiccare un malfattore. Allora dice: "Buon giorno, piglia tanto! piglia tanto!" - "Perché‚ dici 'piglia tanto', mascalzone? Ce ne vogliono ancora di canaglie a questo mondo? Non basta questo?" E lo picchiarono di nuovo. "Cosa devo dire, allora?" - "Devi dire: 'Dio conforti la pover'anima!'"
Il ragazzo continua a girare il mondo per un po' e dice: "Dio conforti la pover'anima!" Arriva a un fosso dove c'è uno scorticatore che ammazza un cavallo. Il giovane dice: "Buon giorno, Dio conforti la pover'anima!" - "Cosa dici, farabutto?" e gli dà in testa la mazza, da lasciarlo intontito. "Cosa devo dire, allora?" - "Devi dire: 'Che tu possa finire in un fosso, carogna!'"
Egli se ne va e continua a dire: "Che tu possa finire in un fosso, carogna! Che tu possa finire in un fosso, carogna!" Vede arrivare una carrozza piena di gente e dice: "Buon giorno, che tu possa finire in un fosso, carogna!" Allora la carrozza cade in un fosso, e il cocchiere si mette a frustare il ragazzo che deve tornare da sua madre. E in tutta la sua vita non andò più a girare il mondo.Questo episodio è offerto da Podbean.com.

Tuesday Aug 13, 2024
Tuesday Aug 13, 2024
C'era una volta due fratelli, uno ricco e l'altro povero. Ma il ricco non dava niente al povero e questi doveva provvedere con fatica al proprio sostentamento, commerciando in granaglie; e spesso gli andava così male, che non aveva il pane per sua moglie e i suoi bambini. Un giorno, mentre stava attraversando il bosco con il suo carro, scorse da un lato una grande montagna brulla; e poiché‚ non l'aveva mai vista, si fermò e l'osservò meravigliato. Mentre se ne stava là fermo vide venire dodici omoni dall'aspetto selvaggio e, credendo che fossero briganti, spinse il suo carro nella macchia, salì su di un albero e stette a vedere cosa succedeva. I dodici uomini andarono davanti alla montagna e gridarono: -Monte Semsi, monte Semsi, apriti!-. Subito il monte brullo si aprì nel mezzo, i dodici entrarono e, quando furono dentro, il monte si richiuse. Ma dopo poco si riaprì e gli uomini uscirono, portando dei sacchi pesanti sulla schiena; e quando si trovarono tutti quanti di nuovo alla luce del giorno, dissero: -Monte Semsi, monte Semsi, chiuditi!-. Allora il monte si richiuse, senza che si potesse più vedere alcun passaggio, e i dodici se ne andarono. Quando furono scomparsi, il pover'uomo scese dall'albero, curioso di sapere quale segreto si celasse in quel monte. Andò là davanti e disse: -Monte Semsi, monte Semsi, apriti!- e il monte si aprì anche davanti a lui. Egli entrò, e il monte era tutta una caverna piena d'oro e d'argento, e dietro c'erano dei grandi mucchi di perle e sfavillanti pietre preziose, ammucchiate come il grano. Il povero non sapeva proprio cosa dovesse fare e se potesse prendere un po' di quei tesori. Infine si riempì le tasche d'oro, ma lasciò stare le perle e le pietre preziose. Quando uscì fuori, tornò a dire: -Monte Semsi, monte Semsi, chiuditi!-. Subito il monte si chiuse, ed egli se ne andò a casa con il suo carro. Ora egli non doveva più preoccuparsi: con quell'oro poteva procurare il pane e anche il vino per la moglie e i figli; viveva felice e contento, dando ai poveri e facendo del bene a tutti. Quando il denaro finì, andò dal fratello, si fece prestare uno staio e ne prese dell'altro; ma i grandi tesori non li toccò. Quando volle prenderne per la terza volta, tornò dal fratello a farsi prestare lo staio. Ma quello già da un pezzo invidiava la sua ricchezza e gli agi di cui godeva in casa, e non riusciva a capire di dove venisse quella fortuna, n‚ cosa facesse suo fratello con lo staio. Allora escogitò un'astuzia e spalmò il fondo dello staio di pece; e quando gli fu restituito, c'era rimasta attaccata una moneta d'oro. Subito andò dal fratello e gli domandò: -Che cosa hai misurato con lo staio?-. -Grano e orzo- rispose l'altro. Allora gli mostrò la moneta d'oro e lo minacciò di citarlo in giudizio se non diceva la verità. Perciò il fratello gli raccontò com'erano andate le cose. Il ricco fece subito attaccare un carro, andò nel bosco, e meditava di portar via ben altri tesori. Quando giunse davanti al monte, gridò: -Monte Semsi, monte Semsi, apriti!-. Il monte si aprì, ed egli entrò. Tutte le ricchezze erano davanti a lui, e per un bel po' egli non seppe cosa prender per primo; alla fine raccolse le gemme, quante poteva portarne, e si apprestò a uscire. Tornò indietro, ma siccome non aveva altro in mente che i tesori, aveva dimenticato il nome del monte e gridò: -Monte Simeli, monte Simeli, apriti!-. Ma, non essendo il nome giusto, il monte non si aprì e rimase chiuso. Allora s'impaurì, ma più ci pensava, più gli si confondevano le idee, e tutti i tesori non gli servivano a nulla. La sera il monte si aprì, entrarono i dodici briganti, e vedendolo, si misero a ridere e dissero: -Merlo, finalmente ti abbiamo pescato! Pensavi forse che non ci fossimo accorti che eri entrato due volte? Non riuscivamo a prenderti, ma una terza volta non uscirai di qui!-. Allora egli gridò: -Non ero io, era mio fratello!-. Ma ebbe un bel chieder grazia! Checché‚ dicesse, gli mozzarono la testa.Questo episodio è offerto da Podbean.com.